mercoledì 21 maggio 2008

UNA MUSICA CHE SA DI ULTIMO SGUARDO(ANATROFOBIA,MILANO 14 MAGGIO)



Gli Anatrofobia sono uno dei segreti meglio custoditi della musica di ricerca,italiana e non solo, e il concerto al Magnolia non ha fatto che confermare in chi scrive questa impressione,radicata e consolidata negli anni grazie ad una continua e piacevole frequentazione della loro fucina sonora.
Apre il concerto,ed è una piacevolissima sorpresa, Lullo Mosso col suo mototrabbasso, che in un funambolico zapping globale tra irregular ragga,numeri alla Ruins, scat scatenato, scanzonate canzoni francesi e molto altro,munito solo di contrabbasso,delay e voce entusiasma i presenti e regala mezz'ora buona di balsamico,intelligente, puro divertimento.
Poi è il turno del gruppo canavese,schierato per l'occasione in quartetto con la presenza del violinista genovese Stefano Pastor,ed è la seconda volta in assoluto che questo musicista incontra il trio piemontese.Improvvisazione,dunque,terreno scivoloso ma capace di regalare anche pepite preziose se si hanno il fiuto e gli strumenti giusti per scavare.
Veri e propri rabdomanti del suono,i nostri mettono in scena una musica nervosa,appuntita,ricca di silenzi,di dinamiche ampie,dove la ricerca timbrica svolge un ruolo fondamentale. Il basso di Luca Cartolari esce direttamente dal laptop per farsi qualcosa di diverso dal solito basso,il lavoro suo e del fratello Alessandro(magistrale,e non è un'iperbole,anche al sax)all'elettronica è originale e sorprendente per il panorama di impressioni che è in grado di creare,mentre la batteria di Andrea Biondello viaggia libera tra un approccio un pò alla Tony Oxley(ma con più swing) e richiami ancestrali.In questo intrico labirintico ma non disordinato,si inserisce con perizia il violino di Pastor che va sempre a cercare gli spigoli e aggiunge sostanza melodica ad una musica impressionante per costruzione,nitore e potenza.
Difficile dare conto della sostanza quasi filosofica che sembra muovere queste composizioni istantanee, l'unica strada percorribile pare quella della suggestione.Assistiamo al miracolo del suono nel suo farsi,ad un lento,rigoroso(sembra un paradosso e lo è)brancolare nel buio.La gente dopo il secondo movimento si avvicina al palco,quasi stregata dal potere sciamanico dei quattro. La qualità estatica del raga indiano, le asprezze dell'impro europea,la tensione lirica di certa classica,fantasmi di shuffle che inciampano e ombre di jazz:questi solo alcuni dei riferimenti per una musica dallo straordinario potere immaginifico.La qualità di questa band , che in certi tratti ricorda l' hardcore da camera di Koch-Schutz-Studer,risiede tutta nella capacità di fuggire qualsiasi retorica nota e di sedersi sul bordo del silenzio.Pericolosamente.Tutto finisce con un respiro di sax che si spegne lentamente,e dopo nella testa c'è spazio solo per le eco feconde di questa ora di musica per davvero OUTHER SPACE

giovedì 15 maggio 2008

AUTONAUTI


I filari d'alberi,
i tralicci della luce,
le distanze,
i ponti desolati,
gli inceneritori,
le fiaccole livide a sinistra,
l'ultima unghia di luce
in un alto imprecisato
da cui piovono aerei.

Sentimenti di un panorama,
pulsano lucciole in lontananza.

Il mondo a lodi,
dall'oblò.

mercoledì 16 aprile 2008

INCIPIT

Prendo atto che la mia vita oggi è un fascio di sterpi fradicie dove le vespe fanno nido,un rosario di tasche sfondate e letti sfatti,una lunga teoria di giorni dal respiro smagato e corto.

Prendo atto che il dolore passa dai denti ai piedi,dai piedi alle palpebre,dalle palpebre alle parole, con identico,elettrico furore.

Prendo atto che oggi cercando di correre mi sono tagliato il capezzolo sinistro.

Eppure di questa frantumaglia,di questi aridissimi acquazzoni saprò salvare qualcosa,se la sincope mi vorrà dare tregua.

Per il resto,vivo qui e male,
allagando quaderni,mettendo il pollice nel palato.

Un approccio metodico alla chimica dell'innamoramento: tranquillità in capsule e un nascondersi sempre uguale, come un cane di carta.

Non so nulla del mio ombelico,e nemmeno di quello di Carlotta.

Padre insegnami la via in questo sentiero di sangue,
madre sacra e feroce non mi azzannare.
Ho carni che serbano il momento del morso fino a marcire.

Padre mostrami la via in questo sentiero di sangue,
madre sacra e vorace non mi azzannare.
Ho carni che serbano il momento del morso fino a impazzire.

Alle donne in bicicletta,
alla peluria di pesca sul viso del mattino,
alle pause profumate,
agli artigli del caso.

La fame,la brocca,i bottoni.
L'arco,i tasti e la seta.


Celebro la sfiancante inutilità di qualsiasi appunto,
tutte le volte che ero con lei,
questa lenta,invincibile sfioritura
e la ruggine,che ha divorato i segnali.

L'ignota disciplina della fame serba il sonno fertile che mi aspetta dall'altro lato del fiume.

lunedì 17 marzo 2008

Natura morta catalana

Poi tutto questo cessa.

I crateri dei saggi,
il modo in cui si rassomiglia ai padri,
baciare i piedi alla madonna.

L'ansia cristallina del fiore,
l'ansia cristallina del fiore,
l'ansia cristallina del fiore.

You have an horrible writing, dice Stina.

Giorni profumati e stesi al sole,
bucato fresco di primo mattino,
tronchi lisci di muschio e vocali,
trappole di luce,nidi di voci nascosti,
sottilissimo bottino.

April is the cruelest month,dice il poeta.

Manca ancora un poco.

Il nano di Rabal non vedrà le mie mani tese,oggi.
Bastano poche sillabe per ricominciare.
Ciò che importa è trovare un segno
nella foresta degli alfabeti.

"Sono Lish di Uruk,sumero.
In questo fermo silenzio universale
primo nel tempo scrivo"

Potesse essere sempre così giusto,il nostro respiro.

La strada sotto casa
ora
è una pagina intenta
che attende solo che
io la scriva
senza inciampare

giovedì 21 febbraio 2008

QUASI UN HAIKU

La luce stupefatta che ci colse impreparati ieri tornerà.

E saremo ancora muti,spettinati dal vento.

sabato 9 febbraio 2008

APPUNTI DI STUDIO

Le roche rivendicazioni e i ricordi immobili.
La microscopica monotonìa,il micidiale marchingegno del pregiudizio grafico.
Nel nostro linguaggio si è depositata un'intera mitologia.
Una plica epicantica,come costruire una mandorla.
Il decadimento degli isotopi,l'ultima glaciazione.
Crepe nei trucchi,fusioni ai margini.
Un italiano a Caracas.
E una teoria delle strutture dissipative,una topologia aleatoria.
Geografia del nulla.
Ci stiamo lasciando

giovedì 31 gennaio 2008

MINIMO INVENTARIO DI CLAUSURA


l'ambiguo sentiero della luce che ogni giorno meraviglia.
il fuoco rauco della febbre.
il greto asciutto del fiato,il focolare invincibile del respiro.
la sfiancante inutilità di qualsiasi appunto.
la mia vita nel cespuglio dei fantasmi.
la missione taciturna di una madre.
il mattino,un arcipelago di musica e latte.
lo stillicidio fiorito della vita dietro la finestra.
insetti dentro un barattolo.
il vagare spaesato dei lupi avvistati a Rivalta.
l'onda di pane di un corpo solo immaginato.
come tutto può diventare diabolicamente ripido.
l'entropismo,la volontà,la sete,la coazione a ripetere.
e questa matita incapace di smettere

(ascoltando EAQUARTETT,la musica di una nave senza timone,visioni nel ghiaccio)

(myspace.com/thegrimorchestra)

DERIVE RETORICHE

la nave affondò nello sterminato pomeriggio bianco caucasico,proprio quando il pendolo suonava l'ora del momento.
i marinai febbricitanti scorsero trappole di luce nell'aria accesa,e sentimenti di un panorama primitivo,dove l'uomo era scultura di là da venire,materia ancora inerte.
cercavano l'ultimo respiro lieve nello sguardo cinematicamente triste del cormorano,nell'orma effimera del delfino,illusione immobile di un momento fatto d'acqua.

l'abbraccio con lei oceano,inevitabile, e profondità marine dove la luce arriva ogni 10.000 anni.
pesci falena,piovre giganti,krill,balenottere forse.
tutta la fauna silenziosa che colpevolmente ignoriamo.

cosa resta dietro?
binari nella foresta,un cappello sgualcito,un'unghia di sapone,una parola fatta solamente di sale.
E' il pane dei pezzenti,la veste dei santi nel fango,la loro nobilissima,memorabile caduta.

sabato 19 gennaio 2008

EU ME LEMBRO

il sabato mattina in centro,come da anni,non ricordo nemmeno più quanti.Il solito percorso,lo stesso senso di quieta remissione,la stessa edicola.Lì davanti C,con cui ieri eravamo a cena per festeggiare i 45 del pappo e i 32 di alessandro.L'ho conosciuto più di 10 anni fa,C.La prima volta che l'ho visto era nascosto nel bagagliaio di una macchina davanti al Be Bop a rollare una canna.All'epoca ero un entusiasta,fumare mi dava pressione bassa e impressioni alte e mi piaceva un sacco.Parlammo di jazz,di Steve Coleman tutta la sera.

Steve Coleman me lo fece sentire per la prima volta il rosso,il disco "The tao of mad phat".
Una cassetta sulla sua uno grigia,e ricordo perfettamente un momento in cui la musica pare inciampare,rallentare per sbaglio per poi miracolosamente riprendere con identico,negro,geometrico furore.
Oppure quella volta che tornavamo da bologna,io il rosso e romano,e con la luce incredula del dopo temporale che inondava l'autostrada sentivamo a tutto volume "Three days" dei Jane's addiction.
Potrei andare avanti all'infinito,mi piace ricordare.

Eu me lembro vuol dire io mi ricordo in portoghese.

C ha 20 anni più di me ma aveva un'energia che allora sentivo molto fresca,e nacque un'amicizia che dura ancora.La seconda volta che lo incontrai fu credo proprio un sabato,in centro,e mi chiese se volevo fare un giro in montagna con lui.Sì,dico io,con piacere.Andammo al Cerreto,credo,e mentre passeggivamo dopo poco mi offrì con grande nonchalance un quartino di trip,che io accettai di buon grado,essendo al tempo un felice,incosciente entusiasta.Da allora le esperienze in montagna furono diverse,fino a quando andammo insieme ad altri due amici negli Usa nella Sierra Californiana e all'ottavo giorno di trekking mi bloccai per un colpo di frusta bastardo.Eravamo a due giorni di cammino dalla civiltà,Simone e Jim andarono ad avvertire i Rangers che sorvegliavano(complici le marmotte)i laghi e che non scoppiassero incendi.Loro col telefono satellitare chiamarono in valle e -oplà-a arrivò un elicottero a prendermi.Non fu niente male,se non altro ho qualcosa di insolito da raccontare.
Poi quella volta che andammo ai prati di Sara e c'era una cavalla gravida morta.Avevamo preso dei funghi,e quella scena mi fece molta impressione.
Solo dopo capì che era un presagio di una cosa che stava per accadere.

giovedì 17 gennaio 2008

DADA#2(old one)

Shangai di sguardi.

Bisogna continuamente ricominciare

dalla fine.

Oh,sì.


1959,Sun Ra, guerra fredda.

Sfingi capovolte.

La paura c'è.

Un grosso pacco avvolto in carta rossa.

Vince chi per primo trova

l'uscita.

Trucchi di radianza

Equilibrismo interiore.

La guancia destra della città.

Tu che ne sai?

mercoledì 16 gennaio 2008

ACCOVACCIATI,UN BUON MODO PER INIZIARE

"Accovacciati su ossa vecchie,escrementi e ferro arrugginito, in una bianca vampa di calore, un paesaggio pieno di idioti nudi si estende fino all'orizzonte.
Assoluto silenzio- i centri del discorso sono distrutti- con l'eccezione di un crepitio di scintille e dello scoppiettio di carne strinata mentre applicano elettrodi lungo tutta la spina dorsale.
Un fumo bianco di carne bruciata rimane sospeso nell'aria immota.
Un gruppo di bambini ha legato un idiota a un palo con del filo spinato, gli ha acceso un fuoco in mezzo alle gambe e rimane a guardare con bestiale curiosità mentre le fiamme gli leccano le cosce.La carne sussulta nel fuoco come un insetto agonizzante."

pag.36,pasto nudo,william burroughs

un pò di sana cattiveria.