Prendo atto che la mia vita oggi è un fascio di sterpi fradicie dove le vespe fanno nido,un rosario di tasche sfondate e letti sfatti,una lunga teoria di giorni dal respiro smagato e corto.
Prendo atto che il dolore passa dai denti ai piedi,dai piedi alle palpebre,dalle palpebre alle parole, con identico,elettrico furore.
Prendo atto che oggi cercando di correre mi sono tagliato il capezzolo sinistro.
Eppure di questa frantumaglia,di questi aridissimi acquazzoni saprò salvare qualcosa,se la sincope mi vorrà dare tregua.
Per il resto,vivo qui e male,
allagando quaderni,mettendo il pollice nel palato.
Un approccio metodico alla chimica dell'innamoramento: tranquillità in capsule e un nascondersi sempre uguale, come un cane di carta.
Non so nulla del mio ombelico,e nemmeno di quello di Carlotta.
Padre insegnami la via in questo sentiero di sangue,
madre sacra e feroce non mi azzannare.
Ho carni che serbano il momento del morso fino a marcire.
Padre mostrami la via in questo sentiero di sangue,
madre sacra e vorace non mi azzannare.
Ho carni che serbano il momento del morso fino a impazzire.
Alle donne in bicicletta,
alla peluria di pesca sul viso del mattino,
alle pause profumate,
agli artigli del caso.
La fame,la brocca,i bottoni.
L'arco,i tasti e la seta.
Celebro la sfiancante inutilità di qualsiasi appunto,
tutte le volte che ero con lei,
questa lenta,invincibile sfioritura
e la ruggine,che ha divorato i segnali.
L'ignota disciplina della fame serba il sonno fertile che mi aspetta dall'altro lato del fiume.
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1 commento:
che forza... complimenti!sono ammaliata, ferita e sorpresa...
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