la nave affondò nello sterminato pomeriggio bianco caucasico,proprio quando il pendolo suonava l'ora del momento.
i marinai febbricitanti scorsero trappole di luce nell'aria accesa,e sentimenti di un panorama primitivo,dove l'uomo era scultura di là da venire,materia ancora inerte.
cercavano l'ultimo respiro lieve nello sguardo cinematicamente triste del cormorano,nell'orma effimera del delfino,illusione immobile di un momento fatto d'acqua.
l'abbraccio con lei oceano,inevitabile, e profondità marine dove la luce arriva ogni 10.000 anni.
pesci falena,piovre giganti,krill,balenottere forse.
tutta la fauna silenziosa che colpevolmente ignoriamo.
cosa resta dietro?
binari nella foresta,un cappello sgualcito,un'unghia di sapone,una parola fatta solamente di sale.
E' il pane dei pezzenti,la veste dei santi nel fango,la loro nobilissima,memorabile caduta.
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